È una costruzione col tetto di coppi a quattro spioventi. Le pareti esterne furono affrescate dal pittore Bartolomeo Rusca di Arosio, mentre l’affresco sulla parete interna è del Petrini di Carona. Antonio Capone, «feraro», eseguì la porta in ferro nel 1723.
Nel suo volume I nostri sagrati (1974) Giuseppe Mondada descrive così la cappella: «…garbato ossario del sagrato, un tempo cimitero di Sant'Abbondio […] È costruzione cubica, in muratura intonacata e ben sagomata, col tettuccio a quattro spioventi rivestito di coppi. Un cancello di ferro chiude l’entrata; le inferriate, le finestre delle pareti laterali. Dentro, l’altarino addossato al muro e, sopra, l’affresco con la Vergine, che accoglie Cristo tolto dalla croce».
L’ ossario subì un importante restauro nel 1955, al quale seguirono altri due nel 1982-1983 e nel 2002.